La selezione settimanale di talenti emergenti, a cura di Alessandro Curti e dello staff di STILL YOUNG, prosegue con il progetto di Elia Misesti.

Fotografo curioso e instancabile viaggiatore, Elia sviluppa la sua ricerca concentrandosi sugli aspetti sociali delle realtà che incontra durante il suo percorso. “Body of Tarlabasi” è un progetto dedicato al celebre quartiere multiculturare di Istanbul.

Tarlabaşı è il quartiere più disastrato e complicato di Istanbul, ma anche uno dei più affascinanti e caratteristici. Nato nel XVI secolo, ha accolto fin da subito le minoranze etniche come quelle dei curdi e degli armeni, le classi sociali più basse e i migranti provenienti dall’africa e dall’est in cerca di lavoro. Questa miscela culturale e sociale, ha permesso al quartiere di svilupparsi attraverso modalità abbastanza singolari.
Entrando in Tarlabaşı, infatti, si ha immediatamente l’impressione di essere approdati in un polo alieno alla città, indipendente, dimenticato, anche se il termine più appropriato è abbandonato.
La municipalità ha lasciato che questo pezzo di Istanbul andasse in rovina, preoccupandosi più di tenere lontano i turisti che di occuparsi degli edifici fatiscenti, di migliorare i servizi pubblici (carenti o totalmente assenti), di monitorare i traffici illegali che si sono sviluppati nel corso degli anni. Tutto questo a pochi passi da: Istiklal Caddesi, punto di riferimento del turismo commerciale, dello shopping e della vita notturna, Piazza Taksim, un tempo polo culturale della città e oggi assorbita dal gioco-turismo, numerosi alberghi di lusso che sono sorti in prossimità del quartiere.
Un progetto cittadino vorrebbe ricostruire interamente il quartiere: il piano urbanistico consisterebbe nel demolire la maggior parte degli edifici e sostituirli con nuovi palazzi che dovrebbero far risorgere l’area. In effetti, si possono notare alcune opere in corso, anche se restano ampiamente in maggioranza gli edifici caduti a pezzi, bruciati o pericolanti.

Body of Tarlabasi © Elia Misesti

L’impressione è che la costruzione di alcuni edifici non sia la base da cui partire per risolvere i disagi dei suoi abitanti, né un primo passo per coinvolgere il quartiere nelle dinamiche della città.
Nonostante le molte difficoltà che si possono incontrare, in Tarlabaşı si vive la socialità e il quartiere come in poche altre parti della città. I bambini giocano per strada, ognuno si fa i fatti suoi ma è comunque partecipe degli accadimenti collettivi, non ci sono pregiudizi, viene accettato il diverso, si respira un’aria di libertà.
Questa stessa aria, però, porta con sé anche tutto quello che fa male alla sua comunità. Tarlabaşı è, infatti, il centro nevralgico dello spaccio di droga; in essa confluiscono le miserie e i soprusi che le regalano la fama di quartiere più pericoloso della città. Per Erdogan rappresenta il cancro di Istanbul: il suo progetto di gentrificazione punta a spazzare via gli edifici con i suoi abitanti, perlopiù Curdi, Armeni e, da qualche anno, Siriani.
Cosa ne sarà del quartiere nei prossimi anni è difficile da dire.
Nel frattempo continuerà ad accogliere chiunque abbia bisogno di un posto dove andare, come fa da sempre, da oltre un secolo.

Si ringrazia Elia Misesti per le immagini ed i testi.

Tutte le immagini sono soggette a Copyright © Elia Misesti