La selezione settimanale di talenti emergenti, a cura di Alessandro Curti e dello staff di STILL YOUNG, prosegue con il progetto di Silvia Mazzella.
Silvia nasce nel 1993 a Genova dove attualmente studia e lavora. Si laurea in fotografia presso IED di Milano e successivamente prende il Master in immagine contemporanea presso la FMAV di Modena.
Il suo lavoro fotografico si sofferma sulla simbologia dello spazio interpersonale e sociale e sull’autodeterminazione dell’

A. non può parlare © Silvia Mazzella
A. Non può parlare
2020, Genova
A. non può parlare è un tentativo di connessione di una figlia verso la madre. Shakespeare disse che “un vero amore non sa parlare” mettendo un grosso interrogativo sul sentire più torbido e desiderato dell’essere umano : L’amore. C’è una cosa che accomuna Shakespeare e A. : Sono entrambi soggetti mancanti ed entrambi raccontano di un vuoto, vuoto come un punto di incontro tra l’io e memoria, un piano fermo e irremovibile. E’ su questo piano fermo che avviene l’incontro tra le due donne. La visione della figlia si gira attorno, cerca un incontro, traduce i silenzi e marca le distanze davanti a una cena che si svuota.
Il lavoro si sviluppa come racconto in codice dove il blu diventa la copertura e la rivelazione che connette le due tipologie di immagini. C’è il 3, il 6 e il 9. Se raddoppi il 3 trovi il 6 e al contrario se dimezzi il 6 ottieni il 3. Tutto diviso o moltiplicato per due. C’è un dialogo inconscio che si sazia di dettagli in contrasto a un tacere mistico. E allora bisogna osservare l’atto. Bisogna smettere di parlare. E allora aveva ragione William Shakespeare.
Ed è cosi che l’autore preferito di mia madre, divenne anche il mio.